Le Menzioni Geografiche Aggiuntive: il Barolo e i suoi Crus

Introduzione alle M.G.A o Me.G.A.

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È oramai ben noto quanto le differenze di suoli possano influire sulle caratteristiche di un vino. 

I fattori naturali, da distinguersi da quelli umani, che influenzano i sentori, la struttura, la complessità, la longevità e l’equilibrio di un vino sono:

  • la quota altimetrica
  • l’esposizione
  • il microclima
  • il suolo
  • l’età delle viti.

A tal proposito è dunque giusto sottolineare quanto all’interno dello stesso vigneto la stratificazione del suolo e del sottosuolo vari notevolmente e ci possano essere zone con composizione del terreno differenti anche nel giro di pochi metri.

Altre importanti differenze si riscontrano tra le parti alte di una vigna (cime e cucuzzoli), rispetto alle zone più a valle. In questi casi fattori atmosferici come le correnti d’aria e le ore di luce giornaliera, oltre che differenti fenomeni di erosione, vanno a contribuire alla diversità di espressione del vitigno.

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L’ultimo importante lavoro a favore del Barolo è stata la delimitazione e l’ufficializzazione nel disciplinare delle Menzioni Geografiche Aggiuntive avvenuto nel 2010.

Grazie alla sinergica collaborazione tra il Consorzio di Tutela e le amministrazioni dei Comuni della zona del Barolo, a partire dalla campagna vendemmiale 2010-2011 la produzione del Barolo DOCG si attiene alle nuove disposizioni in vigore con il DM 30.09.2010 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.239 del 14.10.2010 con cui sono state approvate 181 Menzioni Geografiche Aggiuntive o sottozone (di cui 11 comunali), che possono essere aggiunte in etichetta: la più grande è Bricco San Pietro (Monforte) con 380 ettari; la più piccola è Bricco Rocche (Castiglione Falletto) con 1,4 ettari. 

La fonte originale di questo articolo è il noto Alessandro Masnaghetti.
Potete trovare di più su di lui sul suo sito: https://www.enogea.it/

Ma cosa sono effettivamente le M.G.A. o Me.G.A.?

Le Menzioni Geografiche Aggiuntive, dunque, sono aree delimitate ufficialmente all’interno della denominazione.

L’introduzione delle “menzioni geografiche aggiuntive” nei Disciplinari di produzione dei due vini piemontesi Barolo e Barbaresco consente quindi di definire sempre meglio la piramide qualitativa, di esaltare il legame tra prodotto e territorio, di segmentare meglio il mercato e di avere la massima chiarezza in etichetta a vantaggio del consumatore.

Nella zona del Barolo si è a lungo parlato delle cosiddette “sottozone” ma queste possono essere normate dal Ministero delle Politiche Agricole solo se sono sufficientemente ampie, con parecchi produttori e se hanno caratteristiche decisamente differenti dall’area complessiva. Sia pur impropriamente, potremmo dire che le “sottozone” furono create quando il Nebbiolo del Piemonte fu suddiviso tra Barolo, Barbaresco, Gattinara, Ghemme, Lessona.

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Il primo che tentò una prima mappatura fu il geometra Lorenzo Fantini, nel 1879. Da allora, in molti si sono dedicati a “frazionare” le colline di Barolo e Barbaresco: da Domizio Cavazza (1904) a Vignolo Lutati (1928), da Renato Ratti, che ha pubblicato nel 1985 una dettagliata cartina delle sottozone del Barolo comunemente accettata da enologi e produttori, fino a Slow Food, che nel 1990 ha pubblicato l’“Atlante delle grandi vigne di Langa”

Nel 1961 compaiono i primi Barolo con in etichetta la zona di provenienza delle uve. 

I pionieri di questo nuovo modo di immettere il vino sul mercato sono stati i mitici produttori Vietti, Beppe Colla e Bartolo Mascarello (che scrisse sull’etichetta “Canubio”, nome dell’attuale Me.G.A. Cannubi); Un fenomeno che ebbe il suo apice negli anni ’80 ed il cui abuso portò, durante gli anni ‘90  il Ministero delle Politiche Agricole a chiedere di definire esattamente i confini e gli ettari di ogni nome, così da poterne conoscere la produzione ogni anno tramite la Dichiarazione Vendemmiale.

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Ecco da dove parte il lunghissimo lavoro guidato dal Consorzio di Tutela in collaborazione con i Comuni e con la Provincia; durato anni in quanto si è trattato di tracciare confini e ordinare nomi che spesso avevano riferimenti di mappa imprecisi o erano contesi tra diversi proprietari o, ancora, potevano stringersi ed allargarsi secondo rivendicazioni storiche incerte e terminato solo nel 2010 come citato in precedenza.


Le MGA, è importante sottolinearlo, non implicano alcuna superiorità a livello qualitativo. Questo significa che un Barolo che riporta il nome di una MGA in etichetta non è obbligatoriamente migliore o più pregiato di un Barolo con nome di fantasia o addirittura privo di nome. Nei fatti, per quelle aziende che li producono, i Barolo con indicazione di MGA sono di norma i più prestigiosi dei rispettivi listini.

Per quanto bizzarro possa sembrare, la legge europea impedisce l’uso contemporaneo di due o più MGA in etichetta, cancellando così di fatto la tradizione nobilissima e documentata del Barolo ottenuto dall’assemblaggio di più vigne. Per contro, nel caso le MGA appartengano allo stesso comune, in etichetta può essere specificato “Barolo del Comune di Barolo”, “Barolo del Comune di La Morra” ecc.


Pur se contraddittorio, la stessa legge che impedisce l’uso di due o più MGA in etichetta consente al produttore di aggiungere a un Barolo con indicazione di MGA fino al 15% di Barolo ottenuto da una seconda MGA.


Come molti di voi sapranno un’etichetta di Barolo può riportare, oltre alla MGA, anche un altro nome preceduto dalla parola Vigna.

Al contrario delle MGA, limitate in numero e superficie dal disciplinare di produzione, le Vigne non sono soggette da questo punto di vista ad alcuna restrizione (fatto salvo l’obbligo di essere registrate con nome, comune di appartenenza, foglio e particelle catastali, in un apposito elenco tenuto dalla Regione Piemonte a partire dal 1° agosto 2011).

L’assenza di regole più chiare, omogenee e restrittive fa sì che le aziende possano interpretare a proprio modo l’uso del nome Vigna, chi per esempio come un toponimo da condividere con altre aziende e chi invece – e sono la maggioranza – come un nome tradizionale trasformato in vero e proprio marchio aziendale, per quanto spesso legato al territorio.

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Dal punto di vista formale, è bene infine ricordare che un nome di Vigna può essere utilizzato su un’etichetta di Barolo solo previa indicazione della MGA in cui quella stessa Vigna ricade o del Comune di provenienza delle uve.

La fonte originale di questo articolo è il noto Alessandro Masnaghetti.
Potete trovare di più su di lui sul suo sito: https://www.enogea.it/


Così sancisce riguardo all’argomento M.G.A.  il Testo Unico Vino (art.29):


“2. Solo le denominazioni di origine possono prevedere al loro interno l’indicazione di zone espressamente delimitate, comunemente denominate sottozone, che devono avere peculiarità ambientali o tradizionalmente note, essere designate con uno specifico nome geografico, storico-geografico o amministrativo, essere espressamente previste nel disciplinare di produzione ed essere disciplinate più rigidamente.

  1. I nomi geografici che definiscono le indicazioni geografiche tipiche devono essere utilizzati per contraddistinguere i vini derivanti da zone di produzione, anche comprendenti le aree a DOCG o DOC, designate con il nome geografico relativo o comunque indicativo della zona, in conformità della normativa nazionale e dell’Unione europea sui vini a IGP.
  1. Per i vini a DOP è consentito il riferimento a unità geografiche aggiuntive, più piccole della zona di produzione della denominazione, localizzate all’interno della stessa zona di produzione ed elencate in una lista, a condizione che il prodotto sia vinificato separatamente e appositamente rivendicato nella denuncia annuale di produzione delle uve prevista dall’articolo 37. Tali unità geografiche devono essere espressamente delimitate e possono corrispondere a comuni, frazioni o zone amministrative ovvero ad aree geografiche locali definite. La lista delle unità geografiche aggiuntive e la relativa delimitazione devono essere indicate in allegato ai disciplinari di produzione in un apposito elenco.”

Per quanto concerne l’indicazione della “vigna”, così dispone il Testo Unico Vino (art.34):


“10. La menzione «vigna» o i suoi sinonimi, seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale, può essere utilizzata solo nella presentazione o nella designazione dei vini a DO ottenuti dalla superficie vitata che corrisponde al toponimo o al nome tradizionale, purché’ sia rivendicata nella denuncia annuale di produzione delle uve prevista dall’articolo 37 e a condizione che la vinificazione delle uve corrispondenti avvenga separatamente e che sia previsto un apposito elenco tenuto e aggiornato dalle regioni mediante procedura che ne comporta la pubblicazione. La gestione dell’elenco può essere delegata ai consorzi di tutela riconosciuti ai sensi dell’articolo 41, comma 4.”


Vi lasciamo, per concludere, un estratto di intervista a Giovanni Minetti, Ceo di Tenuta Carretta ed ex Presidente del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco, in cui spiega origine, sviluppo e caratteristiche della Menzione Geografica Aggiuntiva di Barolo e Barbaresco, soffermandosi sulla differenza sostanziale tra la M.G.A. Italiana ed il Cru Francese. 

A seguire, troverete l’elenco completo delle Menzioni Geografiche Aggiuntive del Barolo:


D: “Lei, allora, era presidente del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco. Perché fu creato il sistema delle Menzioni Geografiche Aggiuntive (MeGA)?”


R: “Negli anni ’90 il mondo riscopre il Barolo, che è cambiato molto rispetto alla ruvidezza del passato. Da vino duro, ruvido e astringente, con acidità elevata, colore scarico e aromi “pesanti”, diventa un vino senza ossidazioni o riduzioni, aromi fruttati, caratteristiche dell’uva nebbiolo ben espresse, tannini maturi e dolci, armonici ed equilibrati. Il risultato è prodigioso, le scorte di Barolo vano esaurite, il prezzo aumenta così come la superficie dei vigneti che dal 1992 al 2015 raddoppia con nuovi e nuovissimi produttori. Insieme ai nuovi produttori fioriscono anche nuove etichette: ognuno sente la necessità di distinguersi dagli altri e lo fa personalizzando la denominazione principale (Barolo appunto, e Barbaresco) con nomi di vigneti, di borgate, di persone, con toponimi ed espressioni dialettali: tutto va a finire sull’etichetta, determinando in breve tempo una situazione completamente fuori controllo. La prima urgenza era quindi quella di mettere ordine delimitando e denominando in via definitiva, comune per comune, le diverse aree viticole, sia quelle tramandate da una lunga tradizione, sia quelle, per così dire, più nuove. Un lavoro imponente, promosso dall’unico ente in grado di poterlo sostenere a livello “politico” e amministrativo, cioè il Consorzio di Tutela. Una scelta obbligata ma non scontata, della quale, in qualità di Presidente, mi assumo personalmente la responsabilità politica insieme al Consiglio di amministrazione di allora. Un lavoro che è stato possibile portare a termine esclusivamente grazie all’impegno e alla collaborazione di molti, dai Sindaci e dalle Amministrazioni dei comuni interessati, nonché dal Comitato Nazionale, allora presieduto dal Sen. Zanoletti e con gli albesi Gianluigi Biestro e Terenzio Ravotto quali componenti di diverse commissioni nell’ambito del Comitato stesso. Soprattutto, grazie all’impegno sul campo dell’allora staff tecnico del Consorzio: il direttore Claudio Salaris e Fabrizio Mascarello.”


D: “Matteo Ascheri, attuale presidente del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, ha detto che le Me.G.A. «sono impropriamente dette cru». Che differenza c’è tra Menzione Geografica Aggiuntiva e cru francese?”


R: “La “menzione” è una indicazione geografica che si «aggiunge» alla denominazione principale, indicandone quindi un’area più ristretta. Nei confronti della “vigna”, che ha una dimensione esclusivamente aziendale, la “menzione” ha invece – di norma – una valenza collettiva, interessando più produttori. Il concetto francese di «cru», che deriva dal verbo «croitre» (crescere), porta allo stesso modo all’identificazione di un luogo specifico di produzione dove alcuni fattori, anche non naturali, conferiscono al vino caratteristiche uniche e specifiche, diverse da quelle presenti in altri vini prodotti in luoghi anche vicini. Oltre al «cru» in Francia si utilizza un altro termine (“climat”, a dire il vero poco conosciuto in Italia) per identificare un’area più ampia e composta da cru diversi. Un concetto molto simile a quello delle nostre MeGA. Una MeGA non è l’equivalente di un «cru», perché il «cru» sembrerebbe avere più le caratteristiche della vigna che quelle della MeGA. In ogni caso si tratta di definizioni specifiche che derivano da esperienze culturali, tecniche, amministrative e di mercato molto diverse (e in Italia di recentissima applicazione, come detto) e pertanto non esattamente sovrapponibili.”

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Elenco completo M.G.A. o Me.G.A. del Barolo

  1. Albarella
  2. Altenasso o Garblet Sue’ o Garbelletto Superiore
  3. Annunziata
  4. Arborina
  5. Arione
  6. Ascheri
  7. Bablino
  8. Badarina
  9. Baudana
  10. Bergeisa
  11. Bergera – Pezzole
  12. Berri
  13. Bettolotti
  14. Boiolo
  15. Borzone
  16. Boscareto
  17. Boscatto
  18. Boschetti
  19. Brandini
  20. Brea
  21. Breri
  22. Bricco Ambrogio
  23. Bricco Boschis
  24. Bricco Chiesa
  25. Bricco Cogni
  26. Bricco delle Viole
  27. Briccolina
  28. Bricco Luciani
  29. Bricco Manescotto
  30. Bricco Manzoni
  31. Bricco Rocca
  32. Bricco Rocche
  33. Bricco San Biagio
  34. Bricco San Giovanni
  35. Bricco San Pietro
  36. Bricco Voghera
  37. Broglio
  38. Brunate
  39. Brunella
  40. Bussia
  41. Campasso
  42. Cannubi
  43. Cannubi Boschis o Cannubi
  44. Cannubi Muscatel o Cannubi
  45. Cannubi San Lorenzo o Cannubi
  46. Cannubi Valletta o Cannubi
  47. Canova
  48. Capalot
  49. Cappallotto
  50. Carpegna
  51. Case Nere
  52. Castagni
  53. Castellero
  54. Castelletto
  55. Castello
  56. Cerequio
  57. Cerrati
  58. Cerretta
  59. Cerviano – Merli
  60. Ciocchini
  61. Ciocchini – Loschetto
  62. Codana
  63. Collaretto
  64. Colombaro
  65. Conca
  66. Corini – Pallaretta
  67. Costabella
  68. Coste di Rose
  69. Coste di Vergne
  70. Crosia
  71. Damiano
  72. Drucà
  73. Falletto
  74. Fiasco
  75. Fontanafredda
  76. Fossati
  77. Francia
  78. Gabutti
  79. Galina
  80. Gallaretto
  81. Garbelletto Superiore
  82. Garblet Sue’
  83. Garretti
  84. Gattera
  85. Giachini
  86. Gianetto
  87. Ginestra
  88. Gramolere
  89. Gustava
  90. La Corte
  91. La Serra
  92. La Vigna
  93. La Volta
  94. Lazzarito
  95. Le Coste
  96. Le Coste di Monforte
  97. Le Turne
  98. Lirano
  99. Liste
  100. Manocino
  101. Mantoetto
  102. Marenca
  103. Margheria
  104. Mariondino o Monriondino o Rocche Moriondino
  105. Massara
  106. Meriame
  107. Monprivato
  108. Monriondino
  109. Monrobiolo di Bussia
  110. Montanello
  111. Monvigliero
  112. Mosconi
  113. Neirane
  114. Ornato
  115. Paiagallo
  116. Panerole
  117. Parafada
  118. Parussi
  119. Pernanno
  120. Perno
  121. Piantà
  122. Pira
  123. Pisapola
  124. Prabon
  125. Prapò
  126. Preda
  127. Pugnane
  128. Ravera
  129. Ravera di Monforte
  130. Raviole
  131. Riva Rocca
  132. Rivassi
  133. Rive
  134. Rivette
  135. Rocche dell’Annunziata
  136. Rocche dell’Olmo
  137. Rocche di Castiglione
  138. Rocche Moriondino
  139. Rocchettevino
  140. Rodasca
  141. Roere di Santa Maria
  142. Roggeri
  143. Roncaglie
  144. Ruè
  145. San Bernardo
  146. San Giacomo
  147. San Giovanni
  148. San Lorenzo
  149. San Lorenzo di Verduno
  150. San Pietro
  151. San Ponzio
  152. San Rocco
  153. Sant’Anna
  154. Santa Maria
  155. Sarmassa
  156. Scarrone
  157. Serra
  158. Serra dei Turchi
  159. Serradenari
  160. Silio
  161. Solanotto
  162. Sorano
  163. Sottocastello di Novello
  164. Teodoro
  165. Terlo
  166. Torriglione
  167. Valentino
  168. Vignane
  169. Vignarionda
  170. Vignolo
  171. Villero
  172. Zoccolaio
  173. Zonchetta
  174. Zuncai

Per consultare la Mappa ufficiale del Barolo DOCG clicca qui.

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