Che cos'è il Barolo in brevi semplici righe
TEMPO DI LETTURA: 11 minuti
Seguito oramai da più di un secolo dallo slogan “il Re dei vini, il vino dei Re” il Barolo vanta oggi di essere il grande vino italiano per eccellenza;
Ottenuto da uve Nebbiolo in purezza nelle sue sottovarietà Lampia, Michet e Rosé, Il suo nome deriva con tutta probabilità dal termine “nebbia”, perché l’uva matura in Autunno inoltrato (nel periodo delle nebbie, appunto) oppure perché gli acini a maturazione sono abbondantemente ricoperti di pruina, una sostanza biancastra che in qualche modo ricorda proprio la nebbia. Si tratta in ogni caso di un vitigno molto esigente per quanto riguarda giacitura ed esposizione del terreno, lavorazioni e concimazioni: infatti richiede terreni calcarei e tufacei, germoglia precocemente ed è piuttosto sensibile agli sbalzi di temperatura, quindi richiede posizioni ben soleggiate ed al riparo dalle gelate e dai freddi primaverili.
Il Barolo nasce nel cuore delle colline di Langa, a pochi chilometri a sud della città di Alba e può essere prodotto nel territorio di 11 Comuni che si inseguono in un suggestivo itinerario di colline, cesellate dalla mano esperta dell’uomo e sorvegliate da imponenti castelli medievali, fra cui proprio quello di Barolo, che ha dato il nome al vino oggi celebre in tutto il mondo. Tali 11 comuni sono: Barolo, La Morra, Monforte, Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto, Novello e Grinzane Cavour. Mentre Verduno, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi sono interessati solo con porzioni dei loro territori.
Il Barolo che conosciamo oggi è decisamente diverso da quello che era nell’Ottocento.
Un cambiamento in parte dovuto al miglioramento delle conoscenze tecniche e, in parte, ad almeno un paio di “rivoluzioni”.
La prima venne messa a punto a metà del XIX secolo ed ebbe come protagonisti Camillo Benso Conte di Cavour, la Marchesa di Barolo Giulia Falletti Colbert e l’enologo-commerciante Louis Oudart. Grazie alle Innovazioni in vigna, miglioramenti in cantina e una rinnovata attenzione, potremmo dire “mediatica”, furono i primi a produrre, a metà dell’Ottocento, un vino eccezionalmente ricco ed armonioso, destinato a diventare l’ambasciatore del Piemonte dei Savoia nelle corti di tutta Europa. (Per maggiori approfondimenti sulla storia della nascita del Barolo Vi invitiamo a dare una lettura al seguente articolo)
La seconda rivoluzione, più documentata, fa riferimento ai cosiddetti “Barolo Boys”, ovvero la nuova generazione di produttori che in poco più di un decennio – dal 1983 al 1994 – misero in piedi, ed in bottiglia, un nuovo Barolo. La voglia di emergere sui mercati internazionali li portò a svecchiare totalmente il modo di fare vino nelle Langhe, vennero introdotte le barrique e si puntò a vini più immediati, facili per certi versi. Il successo internazionale, a cominciare dagli USA, fu notevole, e servì soprattutto a mettere nel mirino degli appassionati un vino fino ad allora poco conosciuto.
Salvo poi, come in molte rivoluzioni, tornare in parte a restaurare il vecchio stile. Nel senso che, ad oggi, quella rivoluzione che tanto bene ha fatto dal punto di vista del “branding” e dell’immagine di questo vino, non è quasi più rintracciabile a livello tecnico e produttivo. Il Barolo è tornato ad essere il vino austero, affinato in legni grandi, da dover aspettare e comprendere, rispettando così la sua vera natura.
Il Barolo ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita con D.P.R. del 1° luglio 1980, mentre il riconoscimento della D.O.C. risale al D.P.R. del 23 aprile 1966.
Le norme previste dal Disciplinare vigente sono aggiornate al DM 17.04.2015 e fanno riferimento principalmente a:
ZONA DI PRODUZIONE
Senza voler essere ripetitivi, trattasi degli 11 Comuni di cui Vi abbiamo parlato ad inizio Articolo: Barolo, La Morra, Monforte, Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto, Novello e Grinzane Cavour. Verduno, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi sono invece interessati solo con porzioni dei loro territori.
RESA PER ETTARO
La produzione massima di uva Nebbiolo ad ettaro di vigneto è di 8.000 Kilogrammi, pari a 54,4 hl. e 7253 bottiglie da 75 cl.
PARAMETRI TECNICI
- Gradazione alcolica minima: 13% vol.
- Acidità totale minima: 4,5 g/litro
- Estratto secco minimo: 22 g/litro
INVECCHIAMENTO
Il Barolo DOCG richiede un invecchiamento minimo di 38 mesi a partire dal 1° novembre successivo alla raccolta delle uve, di cui almeno 18 mesi in botti di rovere o castagno e può essere messo in vendita a partire dal 1° gennaio del 4° anno successivo alla vendemmia.
La denominazione “Riserva” può essere riportata in etichetta solo dopo 62 mesi di invecchiamento in cantina, sempre a partire dal 1° novembre successivo alla raccolta delle uve.
Ormai il castagno non viene più utilizzato, perché i suoi tannini risultano troppo amari e poco gradevoli al palato del consumatore di oggi, mentre era piuttosto apprezzato sino a qualche anno fa.
CARATTERISTICHE AL CONSUMO
Sempre da disciplinare Il vino a denominazione di origine controllata e garantita Barolo, all’atto dell’immissione al consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
- colore: rosso granato;
- profumo: intenso e caratteristico;
- sapore: asciutto, pieno, armonico.
Sia al naso, sia in bocca ricorda i piccoli frutti rossi, le ciliegie sotto spirito e la confettura, ma può regalare anche suggestioni di rosa e viola appassita, cannella e pepe, noce moscata, vaniglia e talvolta liquirizia, cacao, tabacco e cuoio.
RIGIDE NORME PER LA VITICOLTURA E PER LA VINIFICAZIONE
Vedi articolo riassuntivo sul disciplinare od eventualmente disciplinare in originale
MENZIONI GEOGRAFICHE AGGIUNTIVE
L’ultimo importante lavoro a favore del Barolo è stata la delimitazione e l’ufficializzazione nel disciplinare delle Menzioni Geografiche Aggiuntive avvenuto nel 2010.
Grazie alla sinergica collaborazione tra il Consorzio di Tutela e le amministrazioni dei Comuni della zona del Barolo il nuovo disciplinare del 2010 ha infatti approvato 181 Menzioni Geografiche Aggiuntive o sottozone (di cui 11 comunali), che possono essere aggiunte in etichetta. Per un approfondimento sulle M.G.A. visita il seguente articolo.
1 commenti
Ma il barolo è un vino così detto naturale? Cioè ottenuto senza nessuna manipolazione in cantina se non i travasi ed il tempo?
Grazie per le risposte che vorrete darmi